Che cos’è la protesi di rivestimento dell’anca? 

protesi di rivestimento anca

La protesi di rivestimento dell’anca consiste, come dice il nome stesso, nel solo rivestimento della superficie articolare del femore e dell’acetabolo. Si tratta di una protesi che riveste e rispetta l’anatomia dell’anca, evitando problemi come le differenze di lunghezza degli arti inferiori e riducendo al minimo il rischio di lussazione dell’impianto.

La protesi di rivestimento dell’anca fu ideata e realizzata per la prima volta in Inghilterra negli anni 90 da McMinn. Da allora sono state apportate numerose modifiche per ottenere degli impianti che, in mani esperte, garantiscono degli ottimi risultati funzionali anche a lungo termine.

Si tratta di un impianto ideale per i pazienti giovani, soprattutto di sesso maschile, che intendono proseguire l’attività sportiva anche dopo l’intervento chirurgico. 

 
Con l'artroplastica di rivestimento il collo femorale non viene tagliato ma solo levigato e coperto da una cupola metallica cementata, proprio come la capsula di un dente.

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Dr. Alessio Biazzo Chirurgo Ortopedico 
Dott Alessio Biazzo chiurgo ortopedico specialista protesi anca ginocchio

Indicazioni

Le indicazioni per questo tipo di intervento sono le seguenti:

  • Pazienti di sesso maschile con buona qualità ossea ed età < 65 anni;
  • Pazienti di sesso femminile con ottima qualità ossea ed età < ai 55 anni; 
  • Pazienti attivi e con alte richieste funzionali.

Controindicazioni

Le controindicazioni sono le seguenti:

  • Scarsa qualità ossea;
  • Allergia ai metalli;
  • Insufficienza renale;
  • Diametro della testa femorale < 46 mm;
  • Età > 65 anni;
  • Displasia della testa femorale.

Il sesso femminile rappresenta una controindicazione relativa.

 

Quali sono i vantaggi reali di questa protesi rispetto alla tradizionale protesi totale dell’anca mininvasiva? 

protesi di superficie ancaI vantaggi della protesi di rivestimento dell’anca sono notevoli: innanzitutto anziché tagliare il collo femorale, questo viene solo levigato e coperto da una cupola metallica cementata, proprio come la capsula di un dente. Questo consente di conservare il collo del femore, mantenendo così l’anatomia e geometria (incluso offset e lunghezza dell’arto) dell’anca. Anche l’acetabolo viene levigato e rivestito con una cupola metallica di grande diametro. 

Un notevole vantaggio consiste quindi nel conservare buona parte dell’osso del paziente: in questo modo, in caso di successiva revisione per mobilizzazione, si potrà utilizzare una protesi d’anca di primo impianto. Tale eventualità si fa sempre più frequente, considerando che l’età media protesi anca mininvasivadei pazienti operati di protesi d’anca si sta riducendo sempre di più e di pari passo la nostra età media sta aumentando sempre più. 

Numerosi studi scientifici dimostrano come i pazienti con protesi di rivestimento dell’anca abbiano risultati funzionali superiori rispetto a quelli con protesi d’anca mininvasiva e possano anche ritornare a praticare sport ad alto livello come il tennis, il golf, il ciclismo, lo sci e le arti marziali. Questo non vuol dire che tali protesi siano scevre da usura: anzi, proprio in questi impianti l’usura può essere più pericolosa di altri accoppiamenti, come quello polietilene-ceramica ad esempio, perché gli ioni metallici rilasciato dall’attrito metallo-metallo sono molto più tossici degli altri. Quindi il paziente giovane e sportivo che intende ritornare a praticare sport di alto livello deve essere informato di questi rischi. 


Quali sono i potenziali rischi di questa protesi? 

Esistono ancora numerose diatribe tra medici ortopedici riguardo l’efficacia e sicurezza di questo tipo di impianto ed i dati della letteratura sono spesso contrastanti. Ciò che emerge come principale problema è l’accoppiamento metallo-metallo, che si rende indispensabile in questo tipo di impianto, caratterizzato da superfici sottili: solo un materiale resistente come il metallo potrebbe resistere agli urti ed impatti a cui è sottoposta l’articolazione coxo-femorale, soprattutto nei pazienti giovani e sportivi. L’attrito metallo-metallo genera ioni metallici (principalmente cromo e cobalto) che possono causare danni locali (necrosi ossea e mobilizzazione della protesi) e sistemici (danni cardiaci e renali, disturbi del sonno e dell’umore). I livelli ematici di questi ioni dovrebbero essere inferiori a 2 μg/L. Valori compresi tra 2 e 7 μg/L dovrebbero essere attentamente valutati e monitorati nel tempo, mentre valori superiori a 7 μg/L, dovrebbero eseguire esami di secondo livello (come TAC e RMN), mentre valori superiori a 20 μg/L dovrebbero essere rioperati indipendentemente dalla sintomatologia presente.

E’ importante informare il paziente di quali sono i potenziali rischi di questo impianto, che da ottimi risultati funzionali ma che allo stesso tempo costringe i pazienti ad eseguire annualmente il dosaggio degli ioni metallici nel sangue. 

 

Quali sono gli svantaggi di questa protesi? 

Quindi riassumendo, la protesi di rivestimento dell’anca, oltre ad avere una serie di vantaggi funzionali, è caratterizzata da un accoppiamento sfavorevole che causa inevitabilmente il rilascio di ioni metallici, che in alcuni pazienti possono essere significativi e rappresentare un problema clinico.

E’ ormai noto a tutti che alcuni modelli di questa protesi furono ritirati dal mercato circa 10 anni fa perché caratterizzati da un elevato tasso di metallosi e reinterventi. Questo ha causato, soprattutto in Inghilterra ed Australia, un drastico calo del numero di protesi di rivestimento eseguite ogni anno ed ha posto molti dubbi e scetticismo tra gli ortopedici.

Oltre questo, un altro punto da considerare è la maggiore invasività sui tessuti molli: infatti, se da un lato è vero che la protesi di rivestimento risparmia il collo del femore, dall’altro lato è importante sottolineare che è molto più invasiva della protesi tradizionale sull’acetabolo e sui tessuti molli periarticolari.   

Cosa emerge dall’analisi della letteratura scientifica riguardo la protesi di rivestimento dell’anca? 

In conclusione, l’analisi della letteratura internazionale e soprattutto dei registri protesici ci dice che la protesi di rivestimento dell’anca ha una curva di apprendimento molto lunga (si tratta di una tecnica chirurgica difficile) e garantisce ottimi risultati funzionali e un tasso di complicazioni simile a quello della protesi tradizionale ma solo nei pazienti giovani adulti e di sesso maschile. Da qui la necessità che sia eseguita in mani esperte, centri di eccellenza ed in pazienti altamente selezionati.

A questo link potrete trovare alcuni articoli scientifici in inglese con i risultati di questi impianti ed in particolare i consigli della ultima consensus conference alla quale hanno partecipato i più grandi protesisti dell’anca a livello mondiale.  

La protesi di rivestimento dell’anca viene eseguita in pochi centri in Italia, il più importante dei quali è la Clinica San Siro di Milano.